“Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre ma nell’avere nuovi occhi”. (Marcel Proust)

Quando ci risulta difficile piangere seriamente o ridere appassionatamente allora è iniziato il nostro declino e il nostro processo di trasformazione da “uomini” a qualcosa d’altro». ( papa Francesco )

Piz da Lech 26 lugio 2013 con Cristina e Guido



Ferrata al Piz da Lech – Boè. Dolomiti, Gruppo del Sella
Accesso e percorso
Da passo Campolongo si prende presso l’Hotel Boè, la strada sterrata che conduce all’arrivo della seggiovia del Vallon.

La meta è la vetta del Piz da Lech de Boé, nel gruppo del Sella, montagna piramidale che chiude, a sud, la splendida conca di Corvara. Circondato dalle cime originalmente denominate Sasso delle Nove e Sasso delle Dieci, dalla vetta del Piz da Lech de Boè (Pizzo del Lago di Boè) è possibile ammirare da originale angolatura sia Cima Pisciadù che il più famoso Piz Boè; voltandosi invece verso Ovest lo sguardo si perde nella sottostante e spettacolare Val Mesdì. Dalla sua vetta lo sguardo spazia a 360 gradi sui grandiosi gruppi montuosi circostanti (Odle, Fanis, Tofane, Pelmo, Civetta, Marmolada). La cima appare molto diversa se la si guarda da varie zone della valle: da ovest si vede una parete verticale di 800 metri che ricade sui ghiaioni della Val de Mesdì, mentre da sud un muro molto meno alto (200 metri) si unisce ad una chiostra rocciosa imponente che lo collega al resto del gruppo Sella, circondando il cosiddetto Vallon, superbo anfiteatro corallino. In splendida posizione panoramica, all'imbocco del Vallon, sorge il rifugio Franz Kostner (m. 2.550), vicino a questa via ferrata, corta ma impegnativa. La ferrata del Piz da Lech è costituita fondamentalmente solo dalla corda fissa, anche se in alcuni passaggi vi sono degli aiuti, come staffe e pioli. Si entra in un selvaggio canalone, dove si supera subito qualche passaggio un po' più difficile, e dove è d'obbligo prestare attenzione al rischio di caduta sassi. La via tende in diagonale verso destra, con passaggi di varia difficoltà, tra cui una profonda fessura verticale superata in traverso. Quindi si ripiega di nuovo a sinistra, per affrontare in successione tre brevi muri verticali, senza troppi appigli né per i piedi, né per le mani. Quindi un tratto molto facile, prima della vera attrazione della ferrata: due scalette metalliche in rapida successione per superare l'ultima, liscia parete. L'uscita dalla seconda scala è particolarmente infida, poiché leggermente strapiombante; è facile che i moschettoni, se non accompagnati su, si incastrino nelle viti che fermano la corda fissa, con la conseguenza di dover riscendere a liberarli. Dopo le scalette ancora un breve tratto, piuttosto facile, quindi la ferrata si conclude (m. 2.750). Una evidente traccia di sentiero porta prima ad una sella dove si apre il grandioso panorama verso il Piz Boé, la Valle de Mesdì e il Pisciadù, quindi in poco tempo alla croce sulla vetta (m. 2.911). La vista da lassù è impareggiabile, aperta su una chiostra di monti immensa, dalla Val Gardena, all'Alta Badia, all'Austria, all'Ampezzano, fino alla splendida Marmolada. Fa venire le lacrime agli occhi. L'itinerario di discesa divalla ad est della cima, sulla lunga spalla diagonale del Piz da Lech. Per giungere alla vetta c'è ancora un brevissimo tratto attrezzato, ma non impegnativo, con una scaletta di una decina di metri.





































































Descrizione tecnica della salita:

Giunti al termine della seggiovia del Vallon ci si porta in direzione ovest verso l´evidente piana detritica (di fronte a noi è visibile la Sella del Crep de Mont). Qui, transitando nei pressi di alcune paline di segnalazione, è necessario seguire la traccia di sentiero verso nord, in direzione della spalla orientale del Piz da Lech e transitando al cospetto della sua famosa parete sud. Giunti alla sella prativa al di sotto della parete meridionale si incontrano dei cartelli d´indicazione e si svolta a sinistra, seguendo l´indicazione per la via ferrata.
L´attacco (q. 2555 m circa), rappresentato da un breve camino, è subito abbastanza impegnativo in quanto, per evitare di trazionarsi al cavo metallico, è necessario possedere qualche rudimento di arrampicata (difficoltà intorno al III°).
Si traversa a sinistra per risalire un altro piccolo canale/camino (attenzione, caduta sassi) ed una placchetta. Seguono passaggi più facili su roccia ben appigliata, sino ad un divertente traverso verso destra (roccia un poco unta). Continuando tra facili e divertenti canalini si giunge ad un nuovo traverso, più impegnativo del precedente, il cui attraversamento richiede l´impiego della catena ed al cui termine è possibile riposare un poco su di una provvidenziale cengia. Ne segue un tratto verticale, ove è divertente procedere in arrampicata (III° UIAA), impiegando le attrezzature solamente per autoassicurarsi. ll passaggio successivo richiede la capacità di procedere in arrampicata, sfruttando al meglio le risorse offerte dal buon calcare ed i numerosi (anche se da ricercare) appigli (IV° e IV° sup UIAA)
Oramai giunti al termine della via è necessario affrontare le due lunghe e molto esposte scale metalliche grazie alle quali è possibile superare una placconata in leggero strapiombo.
Con una buona dose di autocontrollo si risale la prima scala, si attraversa alla successiva e se ne esce grazie ad un passaggio decisamente aggettante (sono presenti alcune staffe metalliche, ma il passaggio di uscita è sicuramente più che difficile). La via, oramai facile, risale i numerosi gradoni rocciosi, spesso ricoperti di fine detrito, mai esposti e la cui direzione è facilmente intuibile, giungendo in 15 minuti circa sulla vetta del Piz da Lech.

Discesa:

E´ necessario seguire la "Via Normale"

Escursione di Venerdì 26 luglio 2013.
Partenza ore 6.20 da Hotel Grifone. Rientro ore 12.50.
Renzo, Cristina, Guido

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